La figura retorica nella costruzione della realtà
Linguaggi e realtà
Che oggetto affascinante il linguaggio! Apparentemente ha poco a che fare con le arti visive, eppure le regole che ne governano l'esistenza sono le stesse.
Oggi diamo una bella ripassata alle figure retoriche, poiché sono spesso spunto creativo per ispirarci nella costruzione dei nostri impianti visivi.
Dobbiamo infatti immaginarci come un grande calderone in ebollizione all'interno della nostra mente (e sto già usando una metafora, che vedremo più avanti): noi partoriamo concetti, pensieri, che al momento della loro nascita sono come idee perfette e simboli, ma possono nascere e crescere in maniera diversificata a seconda del medium che utilizzeremo per esprimerli.
Leonardo da Vinci avrebbe potuto prendere una pergamena e scriverci sopra: "giovane persona di sesso non definibile e dall'espressione indecifrabile, con dietro ameno paesaggio"; invece ha dipinto la Gioconda. Capite? Conoscere i metodi con cui la nostra mente costruisce i significati delle cose ci aiuta a prevedere come questi verranno assimilati dal pubblico, ed è pertanto la nostra guida creativa quando si tratta di scegliere la direzione creativa di qualsiasi prodotto editoriale stiamo progettando!
Vediamo nel dettaglio quali e cosa sono queste figure retoriche!
Le figure retoriche si dividono in tre grandi categorie:
- figure di suono o fonetiche: sfruttano l'aspetto fonico delle parole;
- figure di costruzione o sintattiche: sfruttano l'ordine in cui le parole vengono utilizzate;
- figure di significato o semantiche: sfruttano lo spostamento di significato dei vocaboli.
Figure retoriche di suono
Allitterazione: ripetizione di suoni (vocali, consonanti o dittonghi) all'inizio o all'interno di parole consecutive.
Omoteleuto: identità di suono nella terminazione di due o più parole; la rima si basa sull'omoteluto, nel caso questo si presenti in fine di verso: nifty fifty.
Onomatopea: riproduzione di suoni naturali tramite il ricorso a termini (reali o inventate) che acusticamente suggeriscono i suoni stessi: click, flash, shutter sono tutto buoni esempi.
Paronomasia: accostamento di due parole simili per suono: nifty fifty di nuovo si presta ottimamente come esempio. Se le due parole sono simili per suono, ma diverse per significato, si ha il bisticcio: ho lasciato la mia camera in camera mia.
Figure retoriche di costruzione
Anafora: ripetizione di una o più parole all'inizio di due o più versi o di frasi consecutive (se invece la ripetizione avviene alla fine di enunciati successivi, avremo la epifora).
Anastrofe: anticipazione o posticipazione di un elemento della frase rispetto alla struttura sintattica consueta.
Chiasmo: disposizione incrociata di due espressioni che, sintatticamente e semanticamente, sono paralleli.
Ellissi: eliminazione dalla frase di alcuni elementi sintattici che possono facilmente essere ricavati dal contesto.
Enjambement: spezzatura di due elementi sintatticamente uniti attraverso la pausa naturale della fine verso. Sono enjambement quelli che dividono:
- il soggetto dal verbo;
- l'articolo dal sostantivo;
- l'aggettivo dal sostantivo;
- il verbo dal suo complemento.
Enumerazione: elencazione di parole unite per asindeto o per polisindeto. I termini enumerati possono essere disposti in ordine crescente (climax) o in ordine decrescente (anticlimax).
Iperbato: alterazione dell'ordine consueto delle parole tramite l'inserimento di uno o più termini tra parole che sintatticamente andrebbero unite.
Zèugma: far dipendere da un solo verbo dei termini che invece richiederebbero ciascuno un verbo specifico.
Figure retoriche di significato
Antitesi: contrapposizione di due parole o due espressioni di significato opposto. Tra singole parole è detta ossimoro.
Antonomasia: sostituzione di un nome proprio con un nome comune, o di un nome comune con un nome proprio.
Ipallage: attribuzione a una parola ciò che si riferisce a un'altra parola della stessa frase.
Iperbole: espressione esagerata, per eccesso o per difetto.
Litote: affermazione di un concetto attraverso la negazione del suo contrario.
Metafora: è una similitudine abbreviata (senza cioè elementi che introducono il paragone) con la quale si trasferisce il significato di una parola o un'espressione dal senso proprio (leone) al senso figurato (forza).
Metonìmia: tipo di metafora con cui si sostituisce un termine con un altro che abbia con il primo un rapporto di contiguità. I tipi più comuni di metonimia sono quelli in cui si indica:
- l'effetto per la causa;
- la causa per l'effetto;
- il contenente per il contenuto;
- l'autore per l'opera;
- l'astratto per il concreto;
- il concreto per l'astratto.
Ossimoro: accostamento di parole di significato contrario; a differenza dell'antitesi, i termini sono associati in un'unica espressione.
Similitudine: paragone introdotto da elementi comparativi quali come, simile a, più di, ecc.
Sinèddoche: trasferimento di significato (come la metafora e la metonimia) che consiste in una estensione o in un restringimento del significato di una parola. Essa indica:
- la parte per il tutto;
- il tutto per la parte;
- il genere per la specie;
- la specie per il genere;
- il singolare per il plurale
- il plurale per il singolare;
- la materia per l'oggetto.
Sinestesia: associazione in un'unica espressione di parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse.