Fotografia di stock nel 2022
Fotografia di stock nel 2022
Cos’è la fotografia di stock?
Con fotografia di stock ci si riferisce a quel genere fotografico destinato alle agenzie di stock e microstock, si tratta di immagini che vengono cedute in licenza per utilizzi specifici.
L’industria della fotografia di stock risale agli anni ’20, quando si contavano tre modelli di business: microstock, midstock e macrostock. Oggi è corretto affermare che il modello del microstock si è ampiamente imposto sugli altri, si parla quindi di ampie librerie di immagini vendute, perlopiù in abbonamento, a pochi centesimi.
Perché la fotografia di stock è una opportunità è interessante?
Il microstock è da sempre considerato un trampolino di lancio per fotografi, videomaker e artisti digitali in generale, in quanto permette di far incontrare domanda e offerta, garantendo ai clienti delle risorse sempre fresche per creatività e campagne di advertising, mentre ai fotografi e creator viene corrisposto un pagamento per il loro lavoro.
In buona sostanza una piattaforma di microstock permette a un digital creator di monetizzare i suoi lavori, cosa che altrimenti non avrebbe le risorse per fare. Infatti è impresa ardua generare un traffico sufficiente su una piattaforma web da poter avere un flusso di vendite costante; i siti di microstock dispongono già di tale flusso, lo mettono a disposizione del creator e in cambio si tengono una percentuale – che spesso si aggira intorno al 99%.
La maggior parte delle piattaforme non richiede alcuna quota di iscrizione, quindi è possibile guadagnare senza dover investire altro che il proprio tempo.
Perché il microstock è sempre meno sostenibile?
Con l’aumentare dei fotografi che si cimentano nel microstock, le risorse a disposizione tendono a infinito, il che ovviamente ne fa calare il prezzo. Attualmente la maggior parte delle agenzie di microstock paga fino a 10 centesimi per una singola foto (Shutterstock in testa), mentre le altre si allineano ai prezzi per non essere spazzate via.
Esistono delle isole felici come Getty Images, dove ancora le immagini vengono corrisposte il giusto; tuttavia questa piattaforma esige l’esclusività ed è molto difficile entrare a farne parte – senza contare che probabilmente non conviene, in quanto l’esclusività è una zavorra considerevole in questo ambito.
È difficile lavorare per un’agenzia di microstock?
Di per sé no, il lavoro è molto semplice: si scatta, si carica e si attende che qualcuno compri la nostra immagine. Ma qui nascono i problemi.
1. L’ambiente è competitivo, quindi se le nostre immagini non sono sempre di qualità eccelsa, difficilmente qualcuno le comprerà;
2. Capire che cosa scattare è essenziale, se facciamo foto perfette di argomenti non in voga, di nuovo, avremo poche vendite;
3. Avere le immagini perfette sia per qualità che per argomento ci servirà a poco se non vengono scoperte dai clienti, qui entra in gioco il keywording, ovvero l’arte di trovare le parole chiave corrette per far trovare il mio contenuto a chi lo cerca;
4. L’algoritmo, ovvero il dio dei nostri tempi, decide chi privilegiare e chi affossare, e lo fa in base ai rendimenti: se una foto appena caricata vende bene, si posizionerà in alto, se invece non viene scaricata, scomparirà dalle ricerche.
Chi può caricare le proprie immagini?
Un tempo le agenzie di stock erano molto selettive, esistevano infatti dei criteri per valutare le doti dei fotografi prima di ammetterli a far parte della schiera dei contributors.
Oggi la maggior parte di questi test d’ingresso sono stati aboliti, ed è sufficiente fare application per garantirsi il diritto di caricare un numero illimitato di immagini sulle agenzie di stock.
Che tipo di accordo c’è con le agenzie di microstock?
Ogni agenzia ha un proprio contratto e delle linee guida da rispettare, ma comunemente l’accordo prevede che a fronte del caricamento delle immagini, a ogni download venga corrisposta al fotografo una percentuale – solitamente infima, si parla del 10/30% nel migliore dei casi –, da cui poi vanno anche tolte le tasse. Ma, come già detto, quei pochi spiccioli sono tutto guadagno!
Nonostante le agenzie siano ormai innumerevoli, l’allineamento tipico di un cartello lascia poco spazio a chi vorrebbe portare a casa percentuali più alte.
Chi ha cominciato? 1920-1930
In principio, giornali e riviste stampavano le immagini con la tecnica della retinatura (half-tone), che permetteva di simulare i chiaroscuri tramite una punzonatura più o meno fitta.
Il modello iniziale prevedeva l’impiego di fotografi sotto contratto, ma lasciò ben presto spazio all’impiego dei freelance, che era vantaggioso per innumerevoli fattori; primo tra tutti, consente di avere foto di paesi lontani senza dover assumere in fotografo in loco.
Risale circa al 1920 la prima liberatoria firmata per una foto di stock – la liberatoria è comunemente un foglio che attesta l’onestà del fotografo nel ritrarre persone a conoscenza dello shooting in corso e non contrarie a essere riprodotte su altri media.
Le prime agenzie di stock dunque consegnavano foto ai magazine che le richiedevano con tempistica di 24 ore.
Lo sviluppo della professione: 1980-1990
Bisogna aspettare gli anni ’80 per avere uno scatto avanti dell’attività, che comincia ad annoverare tra le sue fila dei veri e propri specialisti del genere.
A metà degli anni ’90 comincia il passaggio da agenzie cartacee alle odierne digitali.
Sono questi gli anni in cui si comincia a chiamarle agenzie di stock, abbandonando la vecchia dicitura biblioteche di stock. Assistiamo all’introduzione del CD-ROM per inviare le immagini, che sostituisce le stampe cartacee. Con la digitalizzazione, ogni immagine comincia a essere corredata da keywords, parole chiave per rendere più semplice la ricerca di una specifica immagine.
Sempre negli anni ’90 si passa dalle licenze Rights Managed a Royalty Free. Nel primo caso, la foto venduta poteva essere utilizzata per un solo scopo, dichiarato in partenza, e veniva acquistata per una cifra abbastanza alta; con il sistema Royalty Free, attualmente il piano diffuso, l’immagine invece viene pagata molto poco e può essere utilizzata indefinitamente, quando, come e quanto si vuole, a discrezione del cliente pagante.
Sviluppi recenti: 2000-2020
La prima agenzia di stock digitale è iStockphoto, fondata nel Maggio 2000. Si trattava inizialmente di una agenzia di microstock fondata sull’acquisto di singoli file.
Shutterstock (2003) introduce il modello basato sull’iscrizione: il cliente non compra la singola foto, ma compra un abbonamento, con il quale può scaricare un certo numero di immagini nel mese o anno corrente.
Tra il 1990 e gli anni 2000, gran parte delle piccole agenzie di scotta vengono acquisite dai maggiori colossi del settore, Getty Images in testa, che acquista anche la stessa iStock nel 2006.
I siti di foto gratuite
Esiste un modello chiamato free stock – non è uno scherzo –, che si basa sullo smercio di foto gratuite. Queste piattaforme – Unsplash e Pixabay in testa – attirano grandi quantità di traffico grazie all’indicizzazione della parola chiave free (gratis), dopodiché rimandano a una collezione abbastanza ristretta e di qualità non eccelsa, fornendo sempre un’alternativa a pagamento sulle agenzie di microstock tradizionali.
Ecco che in pratica le agenzie di microstock pagano i siti di free stock per comparire nelle ricerche.