Shooting al parco giochi abbandonato

Fotografia UrbEx e foto industriale

Oggi siamo andati a fare due scatti a Greenland, il famoso parco giochi abbandonato a nord di Milano. Uno degli angoli più suggestivi è quello della vecchia giostra.

Però... non ci piaceva abbastanza! Nel video qui sotto vedrete come abbiamo lavorato l'immagine in Photoshop CS6 per renderla più spettrale ancora.

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Le modifiche non si limitano a semplici migliorie, il giorno è diventato notte e i lampioni si sono accesi. A noi piace di più, diteci cosa ne pensate voi!

La filosofia UrbEx (urban exploration)

Quando si esplorano luoghi abbandonati è bene ricordare alcune precauzioni. 

Mai andare soli. Non si può mai sapere cosa incontreremo, e trattandosi di luoghi isolati e pieni di macerie c'è sempre il rischio di farsi male.

Un vecchio adagio recita: «only take pictures, only leave footsteps». In parole povere, quando si visita un luogo abbandonato bisognerebbe lasciarlo il più possibile intatto. È una questione di rispetto nei confronti di chi potrebbe voler scattare nella stessa location dopo di noi.

Una delle mie prime foto

Visto che siamo in tema e oggi mi sento sufficientemente sentimentale, voglio mostrarvi una delle mie prime foto - nel senso di una delle prime immagini che ho considerato degne di nota. Ora ovviamente mi appare banale, però mi piace ancora. Ed è grunge, quindi centra molto con il tema di oggi.

La scena è assolutamente UrbEx, perché non è preparata né voluta. Trovai questa mela sul tetto di casa mia, in mezzo a un groviglio di fili della televisione satellitare. Mi piacqua a decisi di correre di sotto a prendere la mia Canon – allora era una EOS 7D che possiedo ancora, equipaggiata con un EF-S18-135mm che adesso non uso quasi più.

Pensate che l’ho scattata in jpeg… Fa impressione solo a dirlo, e se avessi scattato in RAW adesso potrei offrirvi una post-produzione adeguata e aggiornata, invece dovete accontentarvi del file così com’è.

Di li a poco scattai questa seconda foto. Si tratta di un tramonto da casa mia. Dovete sapere che i tramonti sono sempre stati la mia grande passione, si può dire che ho cominciato scattare per fotografare tramonti. All’epoca avevo una magnifica Nikon point & shoot che amavo, pochi megapixel ma tanto cuore, indistruttibile. Da li alla EOS 7D ne era passato di tempo, e per fortuna questa foto venne abbastanza bene, anche se in jpeg.

Sempre con la Nikon scattai una foto UrbEx nei pressi di Lacchiarella in provincia di Milano, durante un reportage assieme a Lucia Vastano, mio mentore in ambito editoriale. La foto illustra l’abbandono di alcune case popolari, poi occupate abusivamente dai senzatetto. Si vede chiaramente un ombrello bruciato abbandonato in mezzo a un piazzale deserto, sullo sfondo alcune case fantasma.

Io sono assolutamente d’accordo con voi: la post-produzione di questa immagine è agghiacciante. Eseguita sul jpeg per di più. Tuttavia si intravede un minimo di studio in ambito compositivo. Il formato 4:3, che non ho mai amato, mi agevolava nell’includere un’ampia porzione di piazzale nel frame, senza tagliare i tetti dei palazzi sullo sfondo.

Perché l’archeologia è importante?

Reputo che questi primi passi nell’archeologia della mia città mi abbia portato più vicino a quello che faccio ora, in particolare alla fotografia industriale. Esistono molte affinità tra la foto UrbEx e la fotografia industriale.

Per approfondire potete visitare la sezione dedicata ai lavori in ambito foto industriale, dove sono visibili tutte le aziende per cui ho reso questo servizio.

Vi lascio con una gallery dedicata proprio a questo tema.

Con che cosa si fotografano i fantasmi?

Torna alla memoria il film Omen – l’originale con Gregory Peck, non il remake –, che era incentrato in larga parte sul tema fotografico. Allora la fotografia era ancora acerba dal punto di vista tecnico, eppure si rivelava già come un mezzo dalla potenza dirompente.

Per realizzare belle foto di paesaggi abbandonati e villaggi fantasma non serve un’attrezzatura particolare, anche se sicuramente è un peccato dedicarsi a questo hobby solo con uno smart phone. L’ideale sarebbe una lente tuttofare, le cosiddette walkaround lens. Queste lenti, che poi sono le lenti kit che vengono vendute con il corpo macchina, ci consentono di essere creativi e improvvisare con un soggetto che non ci aspettavamo di dover fotografare. Permettono infatti di scattare sia con un grandangolo che con un medio tele.

Ovviamente le lenti tuttofare hanno dei contro, il più grande dei quali è che, proprio per il fatto che fanno un po’ di tutto, non eccellono in niente. Non sono superwide, non sono supertele, non sono particolarmente nitide né luminose. Tuttavia sono una buona alternativa al portarsi sempre dietro due o più camere, come faccio io.


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