Il fotografo è un artista o un lavoratore?

È giusto definire artista un fotografo o si tratta più di un artigiano?

Secondo voi come si stabilisce chi è un artista e chi un lavoratore? La linea che separa le due professioni a volte può apparire estremamente sottile. L’artista infatti lavora, giusto? Anche se lo fa con i suoi tempi e i suoi modi perché, diciamocelo, a Michelangelo Buonarroti mica puoi dire che deve fare le sue otto ore come da contratto e lavorare quando dici tu, se no poi la Cappella Sistina te la dipinge malissimo!

Un lavoratore invece può essere un artista? Secondo me…no! O meglio, non gli conviene! Perché darsi arie da artista quando quello che ci importa, alla fine della giornata, è solo il nostro compenso da lavoratore?

Nel nostro Paese il termine “artista” ha purtroppo spesso una connotazione estremamente negativa. Se sente spesso dire “eh ma cosa vuoi, lui è un artista”, “quello fa l’artista” per finire con le più becere “sì ok, ma di mestiere che cosa fai?”.

Ci siamo ormai abituati tutti, ed è per questo che vi dico: rifiutate l’etichetta di artista. Non lo siamo! Nessuno di noi è un artista, siamo gente che lavora, e non sto usando figure retoriche!

L’artigianalità del lavoro di fotografo

Ci sono processi nel nostro mestiere che io considero squisitamente artigianali. Qualcuno si ricorda come si sviluppava la pellicola? Era un procedimento lungo, non facile e decisamente artigianale, si dovevano usare le mani, stare a contatto con degli acidi. Aveva poco a che fare con l’idea romantica che molti hanno, di fotografare un tramonto e mandare in stampa la propria foto sul National Geographic.

Quando si fotografano interni per real estate, bisogna seguire una rigida scaletta per essere certi di concludere il lavoro nel modo migliore. Prima di tutto bisogna lavorare con treppiede, per essere certi di poter chiudere il diaframma e avere immagini perfettamente a fuoco, inoltre è indispensabile lavorare con il bracketing per poi unire più esposizioni in Photoshop. Potrebbe anche essere necessario illuminare perifericamente alcune aree con luci supplementari, che ovviamente pesano e costano.

Una lavorazione del genere ha molto poco di artistico, per quanto poi il risultato possa essere appagante. Un fotografo non è un artista, è un artigiano. Con i suoi strumenti, le sue specifiche abilità. Un artigiano che lavora e spesso fatica, trasportando in giro attrezzature costose che si è pagato di tasca propria.

Per questo vi dico, non chiamatevi artisti – e non permettete che lo facciano gli altri! Ogni volta che qualcuno vi identifica come artisti, inconsciamente – ma forse neanche troppo, perché siamo bravi tutti a tirare acqua al nostro mulino – sta facendo una associazione di idee: “che bella vita che fa questo, fa l’artista lui. Se la gode così tanto che di certo non gli importerà se alla fine gli dico che abbiamo deciso di pagarlo la metà di quanto stabilito, tanto se l’è spassata un mondo, la prossima volta quasi quasi chiedo io dei soldi a lui per farlo venire qui a giocare”.

Ecco, no. No nella maniera più assoluta. Questo non deve succedere. Facciamo presente a chi di dovere – prima che si arrivi al momento fatidico – che ci siamo mossi svegliandoci alle 6 di mattina per essere sul posto con la luce giusta. Per esempio.

Facciamogli presente che per portare a casa il risultato sono stati necessari 4mila euro di strumentazione tra camera, obiettivo, treppiedi, stativi, torce, pannelli riflettenti, comandi remoti, gel colorati, color checker e filtri per gli obiettivi.

Metterla sul lato economico non fa mai male, perché per quanto il nostro cliente in questione possa essere – o voglia farci intendere di essere – ignorante, vi assicuro che il lato economico lo mastica anche meglio di noi.

Facciamogli infine presente che non siamo li a fare due scatti con un iPhone Xs, questo lo sanno fare tutti. Noi ci stiamo mettendo 40 minuti a fare un singolo scatto, perché noi sappiamo come si fa, a differenza sua che l’avrebbe fatto con un iPhone. E neanche un Xs.

Tutte queste cose il cliente non le sa, e detto tra noi, neanche gli interessano. Ma spetta a noi fargliele presenti.

Vi è mai capitato che l’idraulico vi facesse la manfrina su quanto gli è costato fare i corsi di formazione o quanto gli costano le componenti per eseguire le riparazioni? Per quanto anomalo, a me sì, è capitato. Posso averlo trovato strano sul momento, ma poi ho capito che era tutta una strategia. Una tattica ben studiata per ottenere la mia approvazione – mentre si è li concentrati sul lavoro non ci si mette certo a contraddire l’idraulico su quelle che sono le sue spese, si accetta tutto quello che dice come buono, inconsciamente. E quando arriva il momento del conto, siamo preparati ad accettarlo, perché abbiamo capito quanto costa a lui il suo lavoro. Ce l’ha appena raccontato, se non ci stava bene dovevamo fermarlo subito, non contestare a lavoro finito, giusto?

La stessa cosa possiamo farla anche noi con il nostro cliente. Attenzione l’idraulico non è disonesto! Non ha voluto fregarmi, dicendomi in anticipo quali sono i suoi costi. Mi ha solo preparato psicologicamente ad accettare la sua parcella, perché lui, quei costi, ce li ha per davvero.

Anche noi fotografi ci paghiamo la benzina, ci paghiamo la strumentazione, spesso ci paghiamo anche il pranzo – i tempi in cui qualcuno ti offriva qualcosa più di un caffè sono ormai lontani. Provate questa tecnica, non ve ne pentirete. Parola di idraulico!

Qualcuno crede che gli artisti esistano ancora?

Non volevo con questo dire che gli artisti non esistano più, forse il titolo è volutamente duro. Tuttavia, reputo molto difficile trovare un fotografo che faccia del suo lavoro la propria arte, o viceversa.

Un fotografo che lavora, è un lavoratore. Punto. Non è un artista, non è uno che non ha voglia di lavorare – provate voi a portare 30/40 chili di strumentazione dall’auto alla location, sotto il sole o sotto la pioggia, e poi ne riparliamo, di chi non ha voglia di lavorare!

Gli artisti esistono. Ne sono convinto. Ma non fanno i fotografi di mestiere, la tengono semmai come passione o secondo lavoro – e spesso sono bravi tanto quanto i professionisti, tuttavia non sono al soldo di nessuno e possono permettersi di inserire la variabile arte nella loro equazione.

Datemi retta, ponetevi come lavoratori. Anche perché, al giorno d’oggi, se fai l’artista, muori di fame.

Comment