«Grazie per le bellissime foto», il benservito ai tempi di Facebook

Vi è mai capitato di sentirvi dire grazie per le bellissime foto?

Capita a tutti, prima o poi, di sentirselo dire. Grazie per le bellissime foto. Una formula cortese, a suo modo elegante. Sento che da casa già qualcuno si scompone, qualcuno ha già capito dove vado a parare. Una premessa doverosa, mi riferisco soprattutto alla fotografia in ambito musicale, ma non solo!

Grazie per le bellissime foto. Questa è la tua ricompensa, sei contento? Goditela, dura 2,15 secondi, non ci paghi le bollette ma che cavolo, vuoi mettere la fortuna che hai avuto? C’è chi pagherebbe per essere dove sei tu ora…

Ecco che una formula di cortesia, che normalmente potrebbe essere accolta semplicemente con un sorriso e un’alzata di spalle, immediatamente si trasforma in un gesto universale: la negazione di un compenso. Abbiamo voglia di essere onesti almeno tra di noi questa sera? Qualcuno si è mai sentito dire grazie per le bellissime foto (e intendo sia dal vivo che sui social) e poi ha anche incassato un compenso per la serata?

Amici fotografi, abbiamo fallito nel trasmettere al cliente il valore del nostro lavoro

Di questi tempi trovare qualcuno disposto a pagare per delle foto fatte con qualcosa di più evoluto di un Samsung S9 è impresa ardua, tanto che, per chi non lo sapesse, Flarescape abbandona ufficialmente la nave nel 2019 per dedicarsi unicamente ai servizi per le aziende. Quelle pagano.

In fede, da quando lavoro per l’agenzia web LU3G – ma anche prima con lo studio di comunicazione Bold – non mi è mai più capitato di sentirmi dire grazie per le bellissime foto.

Come mai?

Al cliente non sono piaciute le foto? Le foto obiettivamente non erano belle? Il nostro cliente è semplicemente un gran maleducato?

No.

Semplicemente il cliente ha ben pagato le nostre bellissime foto. Siamo sempre in ambito onestà, dico bene? Qualcuno di voi, quando viene a casa l’idraulico, si complimenta con lui per come stringe le guarnizioni? Avete mai detto al vostro gommista che come avvita lui i bulloni non ne avevate mai visto nessun altro? Credo proprio di no, pagate per quel servizio, e tanto basta. A voi e alla controparte.

Idraulici e gommisti sono riusciti a trasmettere al cliente il valore del proprio lavoro, tanto da instaurare tra i due un tacito accordo, soldi in cambio di prestazione. I ringraziamenti sono del tutto superflui, e del tutto impliciti nella transazione, salvo dove diversamente specificato (se il mio lavandino continua a perdere ovvio che, oltre a non complimentarmi, mi lamenterò anche).

Sicuramente il cliente gioca molto sul fatto che siamo invasi da sedicenti professionisti – e non vorremo mica fare il pessimo investimento di retribuire un giovane aspirante fotografo dico bene? Facciamolo invece lavorare gratis, prima o poi migliorerà. Peccato che, senza i soldi con cui migliorare equipaggiamento e nozioni di base, il nostro giovane fotografo non migliorerà affatto. Andrà semplicemente a togliere un ingaggio a chi, di tempo per capire che non bisogna mai lasciarsi dire grazie per le bellissime foto, ne ha già avuto abbastanza.

Come si evita di sentirsi dire grazie per le bellissime foto? Be, in due modi: cominciamo a stabilire un compenso che sia chiaro e inequivocabile. In secondo luogo chiediamolo ad alta voce al cliente

Può sembrare strano all’inizio, lo so. Non stabilire un compenso, quello è normale, e se per voi non lo è, fatevi il bagno nell’acqua santa perché siete voi a essere sbagliati. Ricordatevi, il compenso vi è dovuto per il lavoro che fate. Poi se uno non si è trovato bene, vi paga ugualmente e non vi chiama mai più. E tutti sereni. Se non vi paga vi ha appena truffato. Perché lui se le è prese, le bellissime foto, e ci farà l’uso che si è prefissato. Voi invece tornerete a casa a piedi, con il vostro zainetto lacero e quella vecchia D90 con lo sportelletto che continua ad aprirsi, ripetendovi che forse un giorno troverete qualcuno che bonariamente vi darà due soldi.

Impariamo a distinguere quando vale la pena lavorare gratis! Non regaliamo il nostro talento a chi non lo merita

Cosa intendo dire con questo? Vi ho appena detto che non faccio più lavori per le band. Ma se si presentasse alla mia porta Paul McCartney, o Rihanna, o Ligabue, chiedendomi un ritratto gratis, pensate che rifiuterei?

Chi ha letto l’intera frase senza scoppiare a ridere ha diritto a una spiegazione: vedete, ci siete cascati. Siete così abituati a essere presi in giro, che la considerate una cosa normale.

Un lavoro serio, con un committente degno di questo nome, è SEMPRE retribuito! Un’azienda seria – o in questo caso un artista serio, una band seria, non accetterebbe MAI di farsi elargire un servizio da un povero tapino che si accontenta di un complimento come compenso.

Ricordatevi, i lavori che vale la pena fare sono SEMPRE retribuiti. Se il cliente non ha soldi per voi adesso, come potrà averceli tra un mese?

Pensate forse che diventerà improvvisamente ricco sfondato grazie alle foto che gli avete appena regalato? Be allora avete picchiato in testa prima di uscire di casa, se eravate così essenziali – e bravi, perché no! –, a maggior ragione dovevate farvi retribuire!

Come? Cosa sento dire? Un cliente magari all’inizio non paga ma può diventare una collaborazione retribuita se ci facciamo conoscere? Chi ha osato dirlo? Ah non è stato nessuno eh? (Scherzo ovviamente, ma il concetto è quello).

Vi voglio raccontare una storia. Accadde a un giovane fotografo che conoscevo – i maldicenti diranno che ero io, forse a ragione. Il nostro eroe cominciò un rapporto di lavoro senza essere retribuito. Forse per talento suo, forse per mera fortuna, il giro di affari del cliente crebbe veramente di colpo! Evviva, festeggiamo! Vero? … vero? Sbagliato. Tutto sbagliato. Il cliente disse al fotografo qualcosa del tipo… «Grazie del tuo tempo, e di tutte le bellissime foto». E assoldò un professionista quotato, liquidando sogni e speranze del nostro giovane eroe.

Svegliatevi!

Ecco dunque che chi due scatti fotografici seri nella vita li ha fatti deve cominciare a difendersi da questo marchio di infamia. Ma come?

Richiedo personalmente al cliente di non proferire quelle parole quando si rivolge a me. Né di persona, né tantomeno sui social! Grazie per le bellissime foto? A me? Grazie no, piuttosto non nominarmi neanche, se scrivi così stai dicendo al mondo intero che mi hai fregato e te le ho fatte gratis.

Cominciamo a liberarci da questa maledizione, cominciamo a scardinare l’idea che il nostro lavoro valga zero. A partire da quella formula odiosa. Chiediamo ai nostri clienti – esigiamo! – che non la usino più!

Un’ultima postilla. Di recente ho realizzato un servizio fotografico per l’amico Davide Scuteri, già tastierista dei Choirs Of Veritas. Davide è un buon amico e io non gli ho chiesto alcun compenso. Ma è stata una mia scelta, un regalo a un amico a cui sono legato da reciproca stima, e posso dire di aver avuto piacere a gestire foto e logo per questo suo progetto.

Nessuno ci vieta di fare un regalo a un amico. Ma anche in questo caso, caro amico te ne prego, se proprio devi dire qualcosa, evita di dirmi grazie per le bellissime foto.

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